La notte mi cammina sui piedi, le pietre della strada, come scatti d’orologio, scandiscono i talloni, li percorrono, li fiaccano, e così pure i tendini, l’intorpidirsi dei muscoli, trafitti dall’aria che passa e che si rende passato del mio vagare. La meta non c’è, in questa Firenze crepuscolare che fermenta come un tramonto sul letto ripiegato del mare. Là dove vibra la superficie si insinua la luce.
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