Il titolo Unicredit a PIazza Affari Sono scaduti ieri i termini per presentare all’advisor JPMorgan le offerte non vincolanti per Pioneer Investment Management, ma le bocche degli attori coinvolti sono chiuse e poco o niente di nuovo è trapelato. Le ultime notizie che erano filtrate nei giorni scorsi indicavano che, su esplicita richiesta dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean-Pierre Mustier, gli ammessi a questa fase dell’asta sarebbero soltanto cinque colossi del settore dell’asset management e cioé Allianz, Generali, Poste, Amundi e Macquarie, mentre i fondi private equity, almeno per ora, sarebbero stati lasciati alla finestra (si veda altro articolo di BeBeez). L’unico nome nuovo che ieri è circolato è quello della compagna di assicurazioni francese Axa. In ogni caso è possibile anche che ciascuno dei soggetti in corsa possa decidere di farsi affiancare da un fondo, così come era accaduto nel caso di Banco Santander, in cordata con Warburg Pincus e General Atlantic, prima che l’intera operazione saltasse (si veda altro articolo di BeBeez), oppure in cordata con qualche asset manager italiano (per esempio Poste possiede già una quota del 10,3% di Anima Holding e infatti, secondo quanto riferito ieri da MF Dow Jones, Poste avrebbe presentato la sua offerta proprio insieme ad Anima e a Cassa Depositi e Prestiti). I fondi di private equity già in occasione della prima asta si erano affollati sul dossier e in finale erano arrivati Advent International e CVC Capital Partners, quest’ultimo in cordata con GIC-The Government of Singapore Investment Corporation. Le offerte presentate ieri avrebbero valorizzato Pioneer in un range molto ampio, che va dai 3 miliardi ai 4,5 miliardi di euro.
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