Così si finanziano le startup. Cosa dice la Relazione annuale del Mise





Le startup innovative italiane nascono grazie ai soldi dei fondatori e il ricorso ad altre fonti di finanziamento nel tempo è comunque ancora molto limitata, anche nella fase di vita successiva. Lo si legge nella Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione e sull’impatto della policy a sostegno delle startup e delle pmi innovative firmate dal ministero dello sviluppo economico Carlo Calenda e presentata nei giorni scorsi. Al momento della fondazione dell’impresa, infatti, le possibili fonti di finanziamento alternativo, e quindi i cosiddetti “Family, friends and fools” (donazioni di parenti e amici), il finanziamento pubblico nazionale e locale, il credito bancario e l’investimento in capitale di rischio da parte di privati (venture capital, business angel, altre aziende), sono state utilizzate da non più del 10% delle startup innovative che hanno partecipato all’indagine ministeriale. Donazioni e finanziamento pubblico nazionale si assestano a livelli molto bassi in questa fase: relativamente più utilizzati sono i canali del finanziamento pubblico regionale e locale e del finanziamento da parte di privati. Pià nel dettaglio, l’indagine, condotta a maggio 2016, rivela che all’atto della fondazione, le startup innovative italiane fanno prevalentemente appello alle risorse proprie dei soci: nel 68,4% queste hanno coperto il totale dei fondi necessari all’avvio, e nel 74,2% una quota maggioritaria

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Pubblicato il: 16 Febbraio 2017

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