Da Christo a Cattelan, l’arte dei miracoli





 L’arte è la nuova religione, è la religione di chi non ha più religione. In un’epoca (e in una parte del mondo, in uno strato sociale) in cui le certezze ideologiche e di culto sono crollate ci si attacca all’arte come all’ultima forma di espressione che mantiene quel quid di mistero necessario a scorgervi lampi di assoluto, come all’ultima spiaggia di un bisogno di aderire fideisticamente a qualcosa, fosse pure alla parola del critico che indica la strada.Anche se non si capisce il senso occulto dell’opera, anzi proprio perché non lo si capisce, ci si lascia andare sicuri di trovare la “grazia”. Quello stato d’animo speciale e santificante che ci avvicina alla divinità e ci rende parte di un tutto che abbiamo ormai perso.Non si spiegherebbe altrimenti la folla che si accalca sulla passerella galleggiante di Christo istallata sul lago d’Iseo (The Floating Piers) dove un nuovo popolo di Lourdes, alla ricerca di una certa sfumatura d’arancione, pare aver trovato la propria meta anche tra malori e interventi di salvataggio in idroambulanza. E intorno, come per le madonnine piangenti, fiorisce un mercato gonfiato di bottigliette d’acqua, panini imbottiti, cappellini e creme solari.Proprio questa attesa del messia, della profezia, della taumaturgia sembra improntare anche la performance di Maurizio Cattelan, sempre un po’ più lucido e cinico, che nello stesso momento ci propina la sua alternativa camminata acquatica. Ma su un altro lago, quello che bagna Zurigo, dove (per la mostra evento Manifesta 11) ha fatto galleggiare sulle acque una affascinante atleta paralimpica in carrozzella richiamando alla memoria in un colpo solo il Cristo (senza acca) del lago di Tiberiade e il Lazzaro risorto dell’alzati e cammina.Sia dunque Christo (con l’acca) quanto Cattelan (il Pierino della Francesca nostrano) sembrano aver perfettamente intercettato e trasferito nelle loro opere il nuovo slancio verso il sacro e il miracoloso trasformandolo in performance ad alto tasso di mediaticità, in novello discorso della Montagna.

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Pubblicato il: 30 Giugno 2016

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