
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({}); Solo chi ha avuto un parente, un proprio caro o se stesso devastato dall’ictus per i danni permanenti che sono reliquati dalla grave condizione clinica, sa bene quale potrebbe essere l’estremo desiderio nel dopo ictus. Malati costretti a trascinarsi perché resi invalidi dagli esiti della patologia, persone ridotte a dei semplici vegetali in preda a piaghe da decubitoper l’eccessiva permanenza a letto, persone che hanno perso la parola per sempre e balbettano come bambini di pochi mesi spesso minacciati da altre malattie che si aggiungono al proprio stadio spesso ormaiterminale. Stessa cosa se l’insulto cerebrale avviene per causa esterna, un incidente, una brutta caduta, con la differenza che in questo caso a dover fronteggiare gli esiti di una lesione cerebrale sono spesso giovani o addirittura giovanissimi, dove la fisioterapiaper cercare di risolvere i problemi pur facendo delproprio meglio, non riesce quasi mai a riportare un corpo piegato da una malattia invalidante o da un incidente alla normalità. E tutto questo accadeva fino a ieri, ma le cose potrebbero presto cambiare.Pare infatti che seguendo gli esiti di una ricerca medico scientifica compiuta dalla Stanford University Scholl of Medicinee che ha trovato spazio nella rivista scientifica Stroke la possibilità di riprendersi la propria vita per un paziente colpito da malattia grave che ne abbia compromesso le facoltà motorie e non solo, potrebbe presto trasformarsi in realtà
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