Il Non Senso della Vita 3.0 di Piergiorgio Odifreddi – Due più due fa cinque





Il 1864 fu un anno-spartiacque per Fëdor Dostoevskij. Prima di allora era stato uno scrittore realista e laico, da Povera gente (1844) a Umiliati e offesi (1861), e in seguito sarebbe diventato uno scrittore esistenzialista e religioso, da Delitto e castigo (1866) a I fratelli Karamazov (1880). In quell’anno egli pubblicò un manifesto dell’irrazionalismo intitolato Memorie da una topaia, il cui protagonista era un abbietto personaggio che si autodefiniva appunto “un topo da fogna”.Nel romanzo, il cui titolo viene spesso tradotto Memorie dal sottosuolo, Dostoevskij abiura gli studi tecnici che aveva fatto da giovane, laureandosi in ingegneria, e sminuisce il pensiero scientifico e razionale nei confronti quello umanistico e irrazionale, inaugurando un topos che culminerà nel romanzo-mostro L’uomo senza qualità (1930–1942) di Robert Musil, un altro ingegnere apostata come lui.Il dogma centrale del pensiero scientifico viene identificato da Dostoevskij nell’espressione 2+2=4, che ricorre più volte come esempio di coercizione razionale. Ad esempio: “Protestare non è possibile: due più due fa quattro. La natura non chiede permesso, non ha niente a che fare con i desideri, non si preoccupa di sapere se le sue leggi piacciono o no. Bisogna accettarla com’è, con tutte le sue conseguenze

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Pubblicato il: 3 Ottobre 2017

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