Il Non Senso della Vita 3.0 di Piergiorgio Odifreddi – Un’altra bella notizia: il Brexit





L’Inghilterra ha deciso di uscire dall’Europa, e questa è una bella notizia per tutti. Per gli europeisti, perché l’Inghilterra non lo è mai stata, come dimostra il fatto che non avesse neppure adottato l’euro: stava in Europa con un piede dentro e l’altro fuori, e il vero referendum avrebbe dovuto essere fatto dal resto degli stati europei, per decidere se tenerla oppure no (e io avrei subito votato “no”, con molta soddisfazione).Ma se per gli europeisti la notizia è buona, per gli antieuropeisti è ottima. L’Europa è diventata un rischio per le democrazie nazionali, dove ancora sopravvivono, perché impone politiche (soprattutto economiche, ma già Marx sapeva che la politica è soprattutto economia) che vanno spesso contro gli interessi dei cittadini delle varie nazioni, e a favore delle istituzioni (soprattutto economiche, ancora una volta) sovranazionali.A votare per rimanere nell’Europa sono stati soprattutto i giovani e le persone di mezza età: quelli che sono cresciuti a televisione e pubblicità, che dell’Europa non hanno visto altro che il mercato, e che non sanno che una comunità degna di questo nome può e deve fondarsi su ben altri valori, meno orridi di quelli che la Banca Europea propone e impone.La Brexit potrebbe essere l’inizio dello sfaldamento dell’Europa, visto che l’Inghilterra mostrerà comunque agli altri paesi l’ovvio che la propaganda voleva a tutti i costi nascondere: che non solo si può benissimo vivere senza essere in Europa, ma forse si può anche vivere meglio, come dimostrano la Norvegia, l’Islanda o la Svizzera. O il Vaticano, se per questo.Con l’Inghilterra fuori sarà più difficile spiegare ai Greci, ad esempio, che i referendum in qualche paese valgono di più di quelli in altri paesi. E, soprattutto, sarà più difficile imporre a paesi come l’Italia, la Spagna, la Francia o l’Olanda misure squilibrate a vantaggio dei mercati ma non dei cittadini, perché d’ora in poi ci sarà un efficace deterrente nello spauracchio di un referendum per un’uscita dalla comunità.E’ la battaglia tra la democrazia diretta dei cittadini, da un lato, e l’autocrazia delle borse e dei mercati, dall’altro, nella quale la democrazia indiretta dei parlamenti e dei governi prende troppo spesso la parte della seconda, invece che dalla prima. E non è un caso che le borse incomincino a dar di matto, oggi, con i mezzi che hanno a disposizione: la pura speculazione, nel senso più impuro della parola

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Pubblicato il: 5 Luglio 2016

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