Impronte digitali, la fine di un mito. Uno studio rivela: non c’è modo di sapere se siano uniche





Le impronte digitali potrebbero non essere più considerate il metodo per distinguere univocamente gli individui. Secondo un rapporto redatto dagli esperti di scienze forense dell’Associazione americana per l’avanzamento delle scienze (Aaas), infatti, non esistono evidenze scientifiche sufficienti per poter affermare che le impronte digitali siano diverse per ognuno.  Nel documento si legge che le tecniche per analizzare le impronte digitali “latenti”, cioè quelle visibili, lasciate dai polpastrelli, non rivelano un metodo univoco per associare un corredo di impronte a una persona e non ci sono dati sufficienti per sapere quante persone possono disporre di impronte simili tra loro. Crolla così il mito dell’identificazione certa degli individui tramite le impronte digitali. Il parere  Il professore di statistica Joseph Kadane, che ha partecipato alla stesura del rapporto, segnala: «L’analisi delle impronte digitali è uno dei metodi forensi più utilizzati per l’identificazione». Secondo lui «non esiste un metodo scientifico per stimare il numero di persone che condividono le caratteristiche di una impronta digitale e inoltre non si può escludere l’errore umano durante il confronto».

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Pubblicato il: 11 Ottobre 2017

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