L’abuso di contratti a tempo determinato secondo la Corte di Giustizia UE





E’ una questione importante, soprattutto in questi anni di crisi del lavoro, quella dell’uso e dell’abuso dei contratti a tempo determinato. Ogni stato membro ha le sue regole e leggi ma quanto deciso dalla Corte di giustizia dell’Unione europea (causa C-16/15) è un monito di rilievo per tutti e una boccata di aria fresca per tutti i precari soprattutto nel settore pubblico.La sentenza del 14 settembre 2016 si riferisce ad un’infermiera spagnola che è stata rinnovata per sette volte con contratti a tempo determinato. Qui la Corte riprende l’accordo quadro tra gli stati che mira a prevenire l’abuso dei contratti a tempo soprattutto nel caso questi siano relativi ad esigenze permanenti e non provvisorie.Come già detto ogni stato ha le sue leggi. Per l’Italia il Jobs Act ha codificato la disciplina del tempo determinato per venire incontro alla situazione dei precari:limite di 36 mesi massimo 5 proroghe, nell’arco del limite dettato sopra, in caso si riferiscano alla stessa attività lavorativaLa prevenzione dell’abuso di una successione di rapporti di lavoro a tempo determinato è uno dei capisaldi dell’accordo quadro firmato anche se poi sono i singoli stati a definire nel dettaglio tempi e modalità. Sorvolando sulla questione spagnola, qui in Italia è bene ricordare che ci sono diversi casi in cui sia l’accordo europeo, sia la legge italiana non viene rispettata sul tema dei rinnovi di contratti a tempo determinato. Parliamo per esempio di quanto accade nel settore sanitario e in quello scolastico, dove oggi molti lavoratori pubblici continuano una lunga trafila di precariato nonostante l’esigenza strutturale della loro attività.Stiamo a vedere se la sentenza riuscirà a portare risvolti positivi nel mondo del lavoro italiano e non solo.Scarica il testo (pdf) della sentenza della Corte di Giustizia UE.

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Pubblicato il: 10 Ottobre 2016

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