Noi merdolani – di Marco Travaglio





Il maggior pregio del nuovo spettacolo di Sabina Guzzanti, Come ne venimmo fuori (regia di Giorgio Gallione), è che solleva lo sguardo dal nostro letamaio quotidiano per mostrarne il disegno. Con una trovata satirica molto divertente, Sabina si immagina nel 2041 tra le macerie di quel che resta dell’Italia, appena uscita dal “secolo di merda” che lei tenta di raccontare con le poche tracce lasciate dai “merdolani” prima di scomparire.Così può descrivere i nostri miseri giorni col distacco del tempo e la leggerezza dello scampato pericolo. Infatti descrive un popolo di ebeti che passavano le proprie giornate a digitare sugli smartphone, lavorando gratis per arricchire i proprietari di Facebook, Whatsapp e altri social network (parole che stenta a pronunciare) scambiandosi filmati di gattini, festeggiando compleanni di persone mai conosciute e sperimentando emoticon di torte, faccine e altri graffiti inintelligibili. Era, quello, il solo posto dove i merdolani potevano esprimere liberamente il proprio pensiero, casomai ne avessero uno (eventualità sempre più remota, visto che “pensare era l’attività che provocava maggiore sofferenza”), nell’illusione di contare qualcosa almeno lì. A votare non andava quasi più nessuno, “per paura di prendere un brutto voto”

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Pubblicato il: 12 Marzo 2016

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