La Guardia di Finanza ha messo sotto sequestro ieri mattina 11 milioni di euro di asset di Parmacotto, a valle di verifiche sui bilanci aziendali, sulla contabilità fiscale e sugli atti di gestione, che hanno fatto emergere azioni compiute dagli amministratori tali da far scattare l’accusa di truffa aggravata (si veda qui il comunicato stampa della GdF) ai danni di Simest, che nel 2011, sulla base di quei bilanci, aveva investito in azienda appunto 11 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), Nel 2011 la famiglia Rosi, che controlla Parmacotto, aveva infatti coinvolto Simest per supportare lo sviluppo del business di Parmacotto negli Usa. Allora Simest aveva acquistato in aumento di capitale il 15,6% di Parmacotto. L’accordo impegnava i Rosi a riprendersi tutta l’azienda nel 2016 sulla base di una valutazione di 130 milioni. La nota della GdF spiega che “le approfondite indagini e le verifiche svolte sui bilanci aziendali nonché sulla relativa contabilità fiscale e sulla voluminosa documentazione degli atti di gestione, hanno fatto emergere, in modo inconfutabile, talune azioni perpetrate dagli amministratori pro-tempore della società: in particolare questi ultimi, attraverso artifici contabili, false attestazioni e la conseguente falsificazione di un bilancio annuale d’esercizio, erano riusciti a far apparire una situazione economico-patrimoniale talmente fiorente da indurre in errore una società di diritto pubblico (che ha finalità di sostenere e sviluppare investimenti produttivi e programmi di sviluppo di aziende italiane sane e redditizie) che erogava su richiesta dell’azienda stessa, un finanziamento di 11 milioni di euro. Tale liquidità finanziaria costituita da denaro pubblico veniva concessa nel settembre del 2011 grazie ad un bilancio non rispondente alla reale situazione economica e finanziaria dell’azienda: in particolare, in quell’anno, gli amministratori, rinviavano a esercizi futuri costi di gestione già certi nella loro manifestazione, evitando così di far apparire una consistente perdita di esercizio”. E per questo, aggiunge la GdF, “il sequestro mira a recuperare il denaro pubblico che l’azienda ha ricevuto indebitamente sotto forma di aumento del proprio capitale sociale”
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