Premuda, più vicino l’accordo con le banche e Pillarstone





Potrebbero essere arrivate alla conclusione le lunghe trattative di Premuda per la ristrutturazione del debito con le banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Carige), che lo scorso luglio avevano siglato con il gruppo armatoriale quotato a piazza Affari e controllato dalla famiglia Rosina un cosiddetto “accordo di standstill”. Quelle trattative si sono poi incrociate con quelle tra le stesse banche e Pillarstone Italy, il veicolo di turnaround di Kkr,  interessato a rilevare buona parte dei debiti verso le banche (l’indebitamento finanziario netto consolidato a fine settembre 2015 era di 378 milioni di euro) e a iniettare nuova finanza della società per finanziarne il rilancio (si veda Il Sole24Ore). Alla firma dell’accordo di standstill lo scorso luglio il titolo Premuda quotava 0,2568 euro per azione, Da allora non ha fatto che perdere terreno e venerdì 4 marzo ha chiuso a 0,153 euro, per una capitalizzazione di poco meno 29,5 milioni di euro, ritracciando rispetto al mini-picco di mercoledì 2 marzo a quota 0,1614, in risposta a nuovi rumor sull’interesse da parte di Pillarstone In forza degli accordi di standstill, si leggeva in un comunicato stampa di Premuda di luglio, le banche formalizzavano la propria intenzione di non agire per il pagamento di quanto loro dovuto in relazione ai diversi contratti di finanziamento e di proseguire in buona fede nelle negoziazioni volte a concludere uno o più accordi di ristrutturazione del debito con Premuda e con le società dalla stessa controllate, con l’obiettivo di stipulare gli accordi definitivi entro il mese di ottobre 2015. Una nota diffusa venerdì 22 gennaio dalla società, però, precisava che “le trattative si sono prolungate oltre quanto auspicato e i termini fissati negli accordi di standstill sopra indicati risultano, a fine 2015, formalmente scaduti. Il Consiglio di amministrazione della società, riunitosi ieri, comunica che le trattative sono in fase avanzata e proseguono nella stessa situazione di fatto esistente sotto la vigenza degli accordi di standstill, e che a tutt’oggi non esiste alcuna indicazione di intenzioni da parte dei creditori di interrompere le trattative o di porre in essere azioni che possano mettere in pericolo la continuità operativa del gruppo”.

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Pubblicato il: 11 Marzo 2016

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