Un libro lirico e crudele, dalla scrittura multiforme, aulica in alcuni passaggi, tecnica nella descrizione della musica, delle lezioni e programmi dello studio del violoncello e spigliata, quasi popolare, vicino all’immediatezza della lingua parlata, livornese, per altri aspetti. Un romanzo autobiografico, anzi un diario intimo, sofferto e avvincente, un’autobiografia, testimonianza di un cammino interiore doloroso e di dieci anni di duro lavoro, quelli che occorrono a Cecilia, la protagonista, per diplomarsi violoncellista. Le pagine sono il racconto di una bambina che diventa donna dopo un terribile incidente che le procura ferite nel corpo e nell’anima, l’affresco di una famiglia con una caratterizzazione scultorea e tagliente della coppia dei genitori e della zia; ma la scrittrice non risparmia nessuno, neppure se stessa con un’autoironia che rasenta il sarcasmo senza perdere la tenerezza.
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